“Il paesaggio, il cielo, la terra, il silenzio. Riportare tutto questo in pittura è utopico. Per gli artisti spesso è stata versione dolorosa. Daniele Fissore vorrebbe possedere, abbracciare il tutto, ma il suo unico mezzo è quello interpretativo, della pittura. La sua cultura è quella pagana della contemplazione del visibile. Fissore racchiude la “scena”, la estrae dal suo contesto, la forza nella sua “irrealtà” reale. Noi non sappiamo quale sia il vero compito dell’artista, quale sia il suo “mandato”. Possiamo intuire, invece, la sua scrittura, leggere tra le maglie del colore il messaggio. La scrittura sottile di Fissore lascia apparire particolari naturali che vivono grazie alla fissità della luce. La sua figuraticità apre al cielo e dal cielo ridiscende come antica benedizione per la Terra. Questa di Fissore è luce fatta di contrappunti cromatici. E' un pittore nato con il senso del colore e dell’infinità dello spazio”